Reinventiamoci ancora

Ancora una volta dobbiamo rimboccarci le maniche e stare ancora più vicino ai nostri adolescenti, spiegando loro bene tutto quello a cui questa pandemia ci costringe a rinunciare. Amicizie, contatti, scuola, sport, tempo libero…

E poi, soprattutto, dobbiamo riorganizzarci per consentire loro di attraversare al meglio questo tempo, un tempo che già normalmente vivono con una certa fatica, sopportando tutte le naturali limitazioni e regole di convivenza proprie di una comunità residenziale.

Sarà di nuovo dura, ma dobbiamo riuscirci. E la forza la dobbiamo cercare tra noi colleghi, in quell’unione e in quell’affiatamento che tanto ci sono stati d’aiuto durante il primo lockdown.

Che cosa vuol dire per un educatore di comunità l’entrata in vigore di un nuovo DPCM?

Vuol dire innanzitutto spiegare ai nostri ragazzi che tutto quello per cui ci siamo impegnati dall’inizio delle attività e di questa sorta di normalità non è stato sufficiente.

Vuol dire spiegare ai nostri ragazzi che l’attività sportiva – che spesso, nonostante tutto, per pigrizia o altro non hanno voglia di svolgere pur sapendo che è fondamentale per la loro salute – sarà interrotta per provare a frenare il dilagare del virus.

Significa reinventare un’altra volta il nostro lavoro. E, da educatori, dovremo nuovamente improvvisarci insegnanti di ogni ordine di scuola, maestri di fitness, giocolieri, musicisti, intrattenitori… Perché il tempo, sempre chiusi in casa, non passa mai. E adesso saremo davvero chiusi in casa, perché il freddo inizierà a farsi sentire e il nostro giardino non ci potrà più aiutare!

Pensavamo tutti di aver dimenticato quei giorni strani e tristi della scorsa primavera, trascorsi chiusi in casa tra di noi, a motivare i ragazzi sull’importanza della didattica a distanza, in una dimensione di socializzazione forzata e un po’ contro natura.

E invece ci ritroviamo in questo semi lockdown invernale, a sperare che Babbo Natale ci riservi qualche sorpresa piacevole sotto l’albero.

Ebbene sì, Natale è già nelle nostre teste.

Quando lavori in una comunità residenziale per ragazzi, al Natale cominci già a pensare dopo l’estate. Per i ragazzi che vi abitano è sempre un momento difficile e molto delicato soprattutto perché viene trascorso lontano dalle famiglie e insieme a persone che, nonostante tutto, paragonate a quelle che animano le proprie origini, restano estranee.

Questo è uno dei motivi per cui il Natale viene pianificato con largo anticipo. Deve essere perfetto: scoppiettante, ricco di regali azzeccati, goloso e straripante di cose buone con un menù invitante per tutti i palati presenti.

Solo così, pensiamo, per i nostri ragazzi potrebbe assomigliare allo stare a casa. Almeno un po’. E se, tra di loro, c’è qualche fortunato che a casa può anche andarci, allora speriamo che non arrivi un altro DPCM a vietarlo un’altra volta. Di nuovo.

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