Non tutte le ciambelle riescono col buco

È martedì, tempo del laboratorio di cucina.

Oggi la ricetta è più difficile del solito. Una delle nostre ragazze vuole cucinare un piatto sardo: le seadas. Dato che non vogliamo deluderla, dopo un briefing tra di noi – e un doveroso consulto su google – reperiamo gli ingredienti che ci servono e aspettiamo l’ora giusta per iniziare la preparazione.

L’unica cosa che ci preoccupa è che bisognerà friggere parecchio.

Iniziamo a impastare gli ingredienti. Il procedimento è lungo, ma abbiamo iniziato per tempo e ce la possiamo fare. Prepariamo delle specie di frittelle che andranno riempite e fritte.

Friggerle, però, non è semplice. Serve molto olio, e una dose ancora più massiccia di attenzione. E proprio mentre siamo intenti a guardare quello che succede e siamo quasi alla conclusione dell’esperimento culinario, ci ritroviamo dentro una nube di fumo.

La prima cosa da fare è attivare i protocolli di sicurezza per garantire la salute dei bambini. Così si radunano e, nel più breve tempo possibile, abbandonano la struttura in fila indiana.

Aperte tutte le finestre, il fumo inizia finalmente a defluire verso l’uscita. Adesso, senza la foschia, la situazione è molto chiara. Un po’ meno chiara è la cucina che, invece, ha un aspetto color fumo di Londra. Che potrebbe anche andare, se non fossimo una comunità vivace, allegra e amante del colore. Questo grigio, poi, richiama alla mente la nebbia che, qui a Borgo Revel, è ospite fissa delle giornate autunnali.

Non c’è molto da discutere: bisogna ridare il bianco.

Alla macchina Mafalda bastano poche parole per mettersi in moto subito. In men che non si dica, ci siamo suddivisi i compiti; manca solo una latta di vernice bianca e poi siamo pronti per iniziare. Sì, perché abbiamo deciso che il bianco lo daremo noi, compatibilmente con orari e turni di lavoro.

Della cucina abbiamo bisogno, quindi bisogna darsi da fare. E non solo: in cucina inizia la giornata dei nostri bambini e abbiamo tutto l’interesse nel renderla l’ambiente più “caldo” della casa. Qui nascono ogni giorno i primi discorsi e talvolta le prime discussioni.

Nessuna di noi si tira indietro, anzi: approfittiamo dell’accaduto per scatenare l’immaginazione. Iniziamo a fantasticare su come potremmo renderla migliore di prima. In questi momenti emerge ancora di più il nostro modo di essere équipe.

Poter contare sui colleghi aumenta la fiducia in se stessi, ma anche in quello che quotidianamente siamo chiamati a fare nei confronti dei bambini che abitano a Mafalda. È in questi momenti che percepiamo che, insieme, rappresentiamo una grande risorsa. Da un incidente, dopo aver superato la paura, abbiamo imparato che lavorare per un obiettivo condiviso alla fine può portare a un grande risultato, migliore di quanto potessimo sperare.

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