di Fiammetta Gasco
Ho da poco terminato di leggere un libro che mi ha fatto riflettere sul nostro ruolo di educatori.
Qual è il valore più profondo dell’educare? Cosa porta con sé l’atto educativo? A cosa deve mirare l’intervento di un educatore?
Pur in un contesto e in un luogo lontano dal nostro, la storia di Tara Westover, narrata da lei stessa nel libro L’educazione, sembra darci alcune risposte.
Tara nasce in una singolare famiglia mormona delle montagne dell’Idaho. Non è registrata all’anagrafe, non è mai andata a scuola, non è mai stata visitata da un dottore. È cresciuta senza libri, senza sapere cosa succede nel mondo o cosa sia il passato. Fin da piccolissima, Tara aiuta i genitori nei loro lavori: in estate a stufare le erbe per la madre ostetrica e guaritrice, in inverno a lavorare nella discarica del padre, per recuperare metalli.
Con la sua famiglia si prepara alla sicura fine del mondo, accumulando lattine di pesche sciroppate e dormendo con uno zaino d’emergenza sempre a portata di mano.
Il clima in casa è spesso pesante. Il padre è un uomo tanto carismatico quanto folle e incosciente, fino a diventare pericoloso. Il fratello maggiore Shawn è chiaramente disturbato e diventa violento con la sorella. La madre cerca di difenderla, ma rimane fedele alle sue credenze e alla sottomissione femminile prescritta.
Ma ecco che, a un certo punto della sua vita, grazie anche a una serie di eventi e incontri fortuiti, Tara fa una scoperta: l’educazione. Nell’educazione Tara intravede la possibilità di emanciparsi, di vivere una vita diversa, di diventare una persona diversa.
Ecco allora che, attraverso la lettura di questo libro, affiorano le prime risposte alle nostre domande. L’educazione è come una rivelazione, una prospettiva per vedere la propria esistenza con occhi nuovi. L’educazione diventa un’opportunità per cambiare il proprio percorso di vita.
Ma se Tara riesce ad arrivare a ciò in modo autonomo, pur attraversando rocambolesche e a volte terribili avventure, non sempre questo piccolo miracolo accade. E laddove non accade, è proprio a noi educatori che spetta il compito di tentare il miracolo, cercando di dare nuove prospettive ai bambini e ai ragazzi che seguiamo: il miracolo di riuscire a invertire la rotta di una navigazione tempestosa, il miracolo di poterli condurre verso nuove mete lasciandosi alle spalle i venti di tempesta.