Oggi, 23 maggio, ho avuto l’occasione di entrare nel centro diurno della cooperativa sociale Il Margine. Non sono entrata fisicamente dentro, aprendo una porta e salutando gli utenti, ma ho usato un visore che mi ha teletrasportata nella realtà virtuale, tra le mura e le porte “virtuali” del centro diurno.
Io e Mauro abbiamo indossato i visori e preso in mano i due controller. Dopodiché siamo stati catapultati in una fedele riproduzione del centro diurno (c’era anche la mappa dettagliata con le uscite di sicurezza!). Tramite il movimento dei controller ci siamo mossi nello spazio, abbiamo esplorato le varie stanze e interagito con l’ambiente intorno a noi, “prendendo in mano” alcuni degli oggetti presenti sugli scaffali. Dopo aver tirato qualche sedia e qualche vaso per aria, un po’ di proposito e un po’ per errore (per fortuna nella realtà virtuale gli oggetti non possono rompersi!), abbiamo manovrato i calciatori nel calcio-balilla e abbiamo azionato la macchina serigrafica, sviluppata da zero, che tramite semplici azioni da fare con il controller, ci ha permesso di stampare delle t-shirt con stampe personalizzate.
Avevo già avuto modo di scoprire questo progetto durante un’assemblea della cooperativa a dicembre 2023. Le stanze erano solo abbozzate e si poteva interagire esclusivamente con una sedia. Gli oggetti con i quali si può interagire adesso sono molti di più: a parte la già citata macchina serigrafica, i vasi, le sedie e i manichini, ora se vogliamo possiamo decidere di prendere un pacchetto di patatine al distributore automatico (e ovviamente le patatine sono gratuite!).
Questa esperienza è stata molto stimolante. Oltre ad aver avuto l’occasione di provare la realtà virtuale, ho anche parlato con chi ha preso parte alla realizzazione di questo progetto come sviluppatore.
Nei giorni successivi mi sono più volte domandata come questo tipo di tecnologia possa supportare soggetti con diversi tipi di fragilità. E non solo, mi sono anche chiesta come possa essere implementata nel settore dell’educazione, in particolare per quanto riguarda l’educazione degli adulti. Spero che questo progetto possa aprire le porte alla realtà virtuale come strumento utile al settore terziario, non solo nell’ambito delle disabilità, ma anche in altri ambiti, essendo la realtà virtuale un medium che, secondo me, stimola e coinvolge l’utente sia mentalmente che fisicamente.
Marta Marongiu, operatrice CAS